DAL GIOIELLO D'AUTORE ALLE NUOVE FRONTIERE

Se, come antropologi, percorriamo la storia del gioiello, ci appare evidente la sua ascesa incontrastata per secoli, vedremmo la sua autorevolezza aumentare esponenzialmente e perseverare la sua influenza nella società quale simbolo del potere e del male, come teorizzato da molti.

 

Una brusca frenata a questo sviluppo si manifesta nei primi decenni del '900, quando i grandi maestri dell’arte (per citarne alcuni Picasso, Dalì, Calder) si avvicinano all’oreficeria, sperimentando in questa disciplina la loro creatività accumunati dalla volontà, più o meno consapevole, di creare gioielli in antitesi alla tradizione; concretizzando in tal modo una delle principali funzioni dell’arte, quella dello stravolgimento del pensiero predominante, questi monili vennero definiti gioielli d’autore e come portali aperti al futuro crearono un’avanguardia che fu un varco alla decaduta del gioiello tradizionale, che si verificò intorno agli anni ’70 con l’affermazione del sistema moda. Il gioiello perde la sua valenza, il testimone dell’apparire passa alla moda.

 

Il prestigio si manifesta attraverso l’abito, ora un nuovo protagonista si prospetta alla ribalta: il bijoux, si presenta con le sembianze di un gioiello ma privato del suo valore, esso è principalmente funzionale alla veste, il suo scopo è di esaltarne le forme ,è un suo gregario, non vive che di luce riflessa.

 

Da questo momento in poi il gioiello/bijoux, citando Roland Barthes, “non è più solo” e accanto a lui molti satelliti ruotano intorno all’abito: la scarpa, la borsa, i guanti, i cappelli, i foulard, gli occhiali ecc., tutti accessori adattati all’abito.

 

In questi ultimi anni lo scenario è cambiato, accanto al gioiello tradizionale e al bijoux ,che oggi spesso viene definito fashion gioiello , nuove forme espressive si fanno strada: attualmente sentiamo spesso parlare di gioiello contemporaneo, esso si declina in design del gioiello, e gioiello sperimentale di alto artigianato artistico che tradurremmo con l’internazionale hait craft.

 

 

A cura di Emanuela Bergonzoni


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