LA CERAMICA DI MARINA ORLANDO

Colore e materia sono le parole chiavi delle creazioni di Marina Orlando, artigiana ceramista di professione.

L’abbiamo incontrata in una intervista.

 

Come ti definisci?

Napoletana, fino a qualche anno fa madre in primo luogo, ho cercato di dedicare ai miei figli il tempo di cui avevano bisogno senza però perdere di vista quella che era una mia necessità e quindi produrre e creare.

Ma sono anche altro… sono “una che gioca”: ho scelto da diversi anni di lasciare più spazio possibile al mio Gioco, alla mia passione, amo il mio lavoro così tanto da non accusare mai la stanchezza o l’impegno che richiede. Sono capace di lavorare senza fermarmi per molte, molte ore… del resto questo tipo di lavoro si affianca a una certa sollecitazione fisica, necessità di attenzione mentale, sforzo creativo, per cui in effetti non ci si ferma mai, e non sono poche le volte in cui non riesco a dormire perché prende forma un’idea e gira gira finché almeno non la metto su carta.

 

Collabori con qualcuno?

La maggior parte delle mie creazioni sono frutto di lavoro solitario. Quasi sempre quello che immagino prende forma e se questo non accade immediatamente, resta comunque nel mio archivio per trovare successivamente la realizzazione.

 

Cosa ti fa capire se un'idea è valida?

Non so mai se un’idea è vincente e del resto ho fatto mio un pensiero di Frank Lloid Wigth secondo cui non si produce per il cliente bensì si cerca il cliente per produrre.

 

L'arte della ceramica, raccontaci

Si dice che l’arte sia il mezzo che l’individuo usa per esprimere i propri pensieri, denunciare le ingiustizie e comunicare il proprio essere. A me diverte e soddisfa disegnare e modellare oggetti di uso quotidiano, dare un tocco di originalità nei gesti di tutti i giorni per il semplice piacere di rendere i momenti di condivisione e convivialità unici

 

Come nascono gli abbinamenti colore?

Dipingevo su tela quindi gli abbinamenti dei colori mi risultano spontanei.

 

Lavori di istinto oppure in studio?

Generalmente mi viene un'idea in mente, faccio uno schizzo su carta e poi la realizzo, altre volte invece devo analizzare le forme, studiarle a tavolino per non compromettere la stabilità dell'opera che voglio realizzare.

 

 

A cura di Stefano del Ceredo


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