L’artigiano per tradizione non getta via nulla. Nelle botteghe non ci sono avanzi, non esistono pezzi che non servono. Ogni minimo scarto di lavorazione può essere ancora utile perciò si conserva per poi, al momento giusto e per il giusto lavoro, reinserirlo nel processo produttivo o utilizzarlo per costruire strumenti utili a tale processo.
Chi oggi decide di intraprendere un percorso lavorativo presso un maestro artigiano, oltre ad apprendere i trucchi del mestiere, assorbe in maniera indiretta questa tradizione, ed il recuperare, il risparmiare la materia prima diventa un fatto naturale senza il quale la bottega non potrebbe sopravvivere.
E cosi l’artigiano recupera, ricicla, ma non per seguire la moda – necessità del momento. Lo fa perché lo ha sempre fatto. Oggi che, dopo lunghi anni di formazione presso più maestri, sono un artigiano autonomo, ho deciso di estendere questo pensiero all’ambiente in cui vivo.
Non mi limito quindi a lavorare sugli scarti che la mia attività ed il mio vivere mi procurano, ma ne cerco altri. In pratica raccolgo, conservo e trasformo gli scarti della città intera.
Sono loro, con le loro forme, la loro natura che mi suggeriscono cosa vogliono che io li faccia diventare:
una vecchia cassetta postale condominiale, salvata da un falò di San Giuseppe, è diventata un pensile per bagno; due pezzi di cartone rigido utilizzati per mantenere la forma ad un paio di scarpe nuove, hanno dato l’input per la realizzazione di una scultura, completata grazie al recupero di alcune sedie, libri rotti e scarti d’un vecchio parquet.
A cura di Alessandro Castano,
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denita delihasanovic (mercoledì, 31 agosto 2011 23:07)
mi fa piacere colaborare con voi io sono jenny vengo da sarajevo ma vivo a milano da otto mesi :-))))