ARREDARE CON I VASI ANTROPOMORFI. DALLE TESTE DI MORO ALLE NUOVE FACE POT.

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La nuova tendenza dell’home decor è l’Urban Jungle nata dal desiderio di coniugare gli spazi abitativi con la natura. Così, il Greenery diventa il pantone colore più utilizzato nell’arredamento, le pareti si colorano di boschi grazie all’ausilio di carte da parati, e le piante da appartamento cominciano a popolare le nostre case. Importanti complementi di arredo tornano ad essere così i vasi.

 

Complice una nuova sensibilità all’arte dell’illustrazione, i vasi antropomorfi sono oggetto di studio progettuale e di collezionismo. Tanti i designer e gli artigiani che dedicano il loro lavoro alla costruzione di vasi le cui forme richiamano le fattezze di volti femminili e maschili. Alcuni di questi sono presenti su Etsy, ognuno con il proprio shop online. 

 

VASI ANTROPOIDI

Quando si parla di vasi antropomorfi la mente spesso elabora le immagini delle prestigiose Teste di moro, i celebri vasi siciliani la cui forma ripropone quella umana adornata di corone e gioielli. In realtà i cosiddetti vasi antropoidi, quelli cioè che richiamano in alcune sue parti o decorazioni il volto o il busto umano, sono di origine più antica.

Pare che l’uso dei vasi antropoidi si faccia risalire già al periodo preistorico: reperti archeologici dimostrano come le anfore avessero il collo decorato tramite semplici tratti incisi a rappresentare le componenti basilari di un volto: sopracciglia, occhi e un accenno delle labbra; mentre sul corpo del vaso erano spesso presenti due protuberanze molto simili alla forma dei seni femminili. Da lì in avanti l’arte antica è riccamente costellata da vasi, a volte decorativi altre volte ad uso funerario, i cui volumi o decori richiamano le sembianze umane o di animali, come nel caso ad esempio della civiltà egiziana.

Per chi volesse approfondire questa tematica si consiglia di leggere qui

 

LA LEGGENDA DELLA TESTA DI MORO

Eppure, molti di noi ricorderanno bene le soleggiate terrazze siciliane, alle cui estremità sono spesso presenti vasi in ceramica artigianale raffiguranti pigne e teste. Queste ultime, meglio note come Teste di Moro, si presentano di importanti dimensioni, finemente dipinte a mano e decorate con una corona all’estremità e sfarzosi gioielli al collo. In questo caso il volto rappresenta il corpo stesso del vaso, al cui interno viene riposta la pianta e i cui fiori avranno il compito di adornare ulteriormente la scultura.

L’origine della Testa di Moro viene fatta risalire al periodo di dominazione araba in Sicilia, quindi intorno all’anno 1000. Ad avvallare questa tesi sono anche fattori puramente estetici quali: il decoro della corona, a simboleggiare il popolo che regnava al tempo, e i tratti somatici riportati nei reperti più antichi molto similari a quelli della popolazione araba.

 

Sono giunte sino a noi 2 leggende che raccontano la storia della nascita delle Teste di Moro.

La prima narra di una fanciulla che durante il giorno amava prendersi cura delle sue piante rigogliose poste nel balcone di casa, nel quartiere arabo di Palermo. Pare che un passante, un Moro, vedendola annaffiare le piante si innamorò di Lei, le dichiarò il suo amore e da quel momento nacque fra i due una meravigliosa storia destinata però a durare ben poco. L’uomo infatti era atteso in Oriente dalla sua famiglia composta da moglie e bambini. Così la fanciulla, una volta appresa la notizia, in preda all’ira e alla gelosia lo attese a casa, aspettò che si addormentasse e lo uccise. Pose la sua testa sul balcone e da lì crebbe abbondante la pianta del re, il basilico (dal greco basilkon, ovvero pianta regale). I vicini di casa, vedendo come cresceva bene la pianta chiesero ai ceramisti del luogo di costruire grandi vasi che raffigurassero il volto di un Moro come buon auspicio per la crescita delle piante.

Vi è poi un’altra leggenda, molto simile alla prima, secondo cui il padre della fanciulla, una volta scoperto la storia d’amore fra la figlia e il Moro, uccise entrambi e pose le due teste nel balcone a simbolo della vendetta ottenuta per il mancato rispetto dei due.

 

Quanta verità o immaginazione si celi dentro queste storie non possiamo saperlo, del resto sono molteplici le leggende che raccontano l’origine e l’evolversi della Sicilia, e forse il fascino di questo luogo risiede proprio nei suoi racconti.

 

Utilizzate oggi come home decor, souvenir, bomboniere e riprodotte in piccole dimensioni per adornare monili, le teste di moro sono diventate nel tempo uno dei simboli più iconici dell’isola, nonché fiore all’occhiello di tante botteghe artigiane specializzate nella produzione di ceramica.

 


I vasi antropomorfi di Ghenos, di Messina, rappresentano il sogno. I suoi volti, raffigurati ad occhi chiusi e guance rosse sono capaci di portarci altrove con l’immaginazione.

 


Anche Susanna Alberti realizza vasi antropomorfi, in ceramica bianca modellati al tornio e dipinti a mano. Già segnalata su CasaFacile e sul Corriere della Sera come una delle artigiane contemporanee più interessanti, trasforma nel suo piccolo laboratorio i suoi disegni in complementi con cui arredare ambienti.

 


ILovo di Stanislao Savalli, ad Erice realizza i suoi vasi puntando su tratti astratti e coloratissimi.

 


È il caso di MorphingPot, il brand dell’artista poliedrica Isabella Pavanati. Le sue illustrazioni diventano eleganti vasi in terracotta bianca.

 


Le Teste di Moro sono oggi disponibili nella sua versione più tradizionale, finemente decorata a mano, oppure in un unico bagno di colore capace di rendere le forme classiche più adatte ad un gusto contemporaneo. Un esempio? Le ceramiche di DDceramichesiciliane.

 


a cura di Serena Ciarcià

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