LA CERAMICA RAKU: RITI E MISTERI DI UN FASCINO SENZA TEMPO.

La  ceramica raku si distingue dalle altre lavorazioni per la sua imprevedibilità, ogni pezzo uscito dal forno sarà sempre differente da un altro.

Questa tecnica di ceramica ha origine in Giappone nel XVII secolo e nasce per realizzare le ciotole necessarie alla cerimonia del the. In questa tecnica TERRA, ACQUA e FUOCO sono i principali protagonisti con i loro valori primordiali legati all'estro dell'uomo.

 

Secondo la tecnica Raku, i pezzi estratti dal forno ancora incandescenti vengono immediatamente posti in recipienti metallici pieni di combustibile di vario tipo, quali ad esempio segatura, paglia, foglie secche, ecc. Importante è coprirli subito al fine di ottenere una forte riduzione dovuta alla mancanza di ossigeno.  In questo modo il pezzo posto in un ambiente chiuso (il nostro recipiente metallico) subisce una reazione chimica degli ossidi metallici presenti negli smalti e nel particolare tipo di argille refrattaria usata, assumendo una colorazione insolita.

A seconda della procedura di raffreddamento ogni oggetto risulterà unico e irripetibile nei suoi riflessi e nella sua colorazione.

 

 

Le argille usate per la cottura Raku, come abbiamo appena accennato sono di tipo refrattario, esse resistono meglio agli sbalzi di temperatura e alle alte temperature tipiche di questa lavorazione. Gli effetti cromatici ottenuti con questo tipo di cottura non sarebbero gli stessi di quelli ottenuti in un forno elettrico dove il pezzo prima di essere tirato fuori necessita di raffreddamento.

 

Raku vuol dire "gioire il giorno, vivere in armonia con le cose e con gli uomini".

Non potrebbe avere nessun altro significato perché è ciò che si prova ogni volta che vedi la tua opera finita, che sia come la immaginavi o che sia altro non importa perché è sempre uno spettacolo meraviglioso.

 

Prima regola del Raku: accettazione.

Occorre provare, sperimentare, accettare il risultato e riprovare ancora senza aver paura o sconforto. Il Raku ci insegna proprio questo, la gioia. Gli errori mi hanno portato a trovare delle formule di colorazione molto particolari e che adesso uso abitualmente nei mei lavori.

Vi consiglio di provare subito!

 

A cura di Zlata Maksan



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Commenti: 6
  • #1

    anna (lunedì, 24 ottobre 2011 21:21)

    molto interessante

  • #2

    Clara Manieri (venerdì, 11 novembre 2011 15:36)

    Davvero interessante, e la tua descrizione del raku, non tanto come tecnica, ma come filosofia della vita mi è piaciuta moltissimo...non mi resta che provare, provare, provare.......
    Un saluto,

    Clara

  • #3

    guido mariani (martedì, 15 novembre 2011 01:05)

    non voglio insegnar niente a nessuno, ma si da il caso che nel 1981 ero ospite di kichisiamon Raku xvi°, l'ultimo discendente della famiglia Raku che nel 1600 mise a punto una tecnica per incrementare il numero di tazze per la cerimonia del te.Tecnica che aveva ben poco a che fare con l'americanata che conosciamo,quelle tazzine erano cotte a 1200°c e non venivano tuffate nella segatura, ci si poteva bere dentro al contrario del raku odierno che avvelena l'incauto che le usasse per berci il te o qualche altro liquido. gmariani

  • #4

    Zlata (venerdì, 18 novembre 2011 08:33)

    Ciao Giudo, quello che hai detto non solo è corretto ma è anche l'argomento del prossimo articolo, sopra come avrai letto si accenna solo all'origine di questa tecnica, quello che viene detto successivamente è semplicemente la sua evoluzione. Spero che leggerai il prossimo articolo e se hai qualche cosa da aggiungere sia in negativo che in positivo ne sarò ben contenta! Ognuno di noi viene da una scuola diversa e sa cose diverse,l'importante è ch escano fuori in modo che il lettore abbia più informazioni corrette possibili! buona giornata

  • #5

    donatella (mercoledì, 29 febbraio 2012 22:07)

    deve essere un manufatto difficile e misterioso perchè questa e' la terza volta che provo a realizzare un pezzo e non ci riesco: la prima volta e' andato perduto , la seconda un nubifragio , la terza una nevicata....gli dei ci sono contrari? donatella

  • #6

    francesca (lunedì, 19 maggio 2014 12:55)

    Non ho mai sperimentato una tecnica del genere ma accetterò la sfida, spero di non fallire al primo tentativo!


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